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Tramonto del savio vaneggiar

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Quante volte mi sono inteso
morir lungo il sentiero
che s’inonda di sole terso,

quando il tramonto non
vuol salutar il cielo
nel suo perpetuo corso.

Nel lontano giagiciglio
dove la notte ed il giorno
s’incontrano nella lor pace,
come indissolubili amanti
che stretti per mano
portan con loro la luce.

Io artista che ignaro
al cominciar del vespro
assisto al duellar di colore,
non mi accorgo che il tempo
con quel pennellar sancisce
il passar delle ore.

In quegli effimeri istanti
nel frammentar dorato
in cui il meriggio si fa audace,
ed il riverberar delle foglie
che scosse dal vento
sembrano proferir la lor voce.

E allor che io m’arrendo
allo svogliato passo
del savio vaneggiar,
che scorre lentamente
come acqua nel suo corso
per non lasciarmi andar.



Andrea Palermo ©
 
(Anno 2012)

 

 Cristina Bizzarri - 14/05/2014 18:32:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Caro Andrea, siamo qui per esercitarci - io ho sessant’anni (urgh) e grazie a questo splendido sito (non mi viene in tasca niente a scriverlo e lo penso da più di due anni) trovo il coraggio, vinco il pudore ... e metto cose che sento, penso e scrivo. Vedrai che barca - beh per me anche zattera e/o bastone ;-) - di matti-savi naviga qui! Anche se alcuni ’sto periodo sono vagamente letargici ...
Ciao!

 Andrea Palermo - 14/05/2014 16:37:00 [ leggi altri commenti di Andrea Palermo » ]

Cara Cristina ti ringrazio per il giudizio critico, d’orato è un errore di scrittura (quando si va di prescia...) ma la parola è dorato..... per il resto questa è una poesia scritta 2 anni fa quando ancora mi rifacevo a cose un po andate.... come stile. Nei prossimi giorni per non riempire troppo la bacheca pubblicherò alcune mie poesie nuove spero che siano di tuo gusto. Grazie un abbraccione
P.S: accolgo anche le critiche negative come un bel giudizio per migliorare.... Buona poesia...

  Cristina Bizzarri - 14/05/2014 16:05:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Mi piace molto il titolo e alcuni versi. Invece quel "d’orato" mi sembra un neologismo un po’ forzato, e alcune parti - sempre per i miei gusti però, è molto soggettivo! - con tutti quei verbi tronchi, mi sembra banalizzino il testo e lo rendano un po’ troppo "canzonetta". Credo che riscritti e con approfondimenti, i tuoi testi potrebbero essere davvero molto interessanti. Scritti così mi sembrano riduttivi e troppo generici... non nel senso di una vaghezza che amplia lo sguardo, ma bensì di
temi ipersfruttati e che "vorrebbero" un linguaggio più personale per non cadere nel generico e nel banale. Ma aspetto di leggere altri commenti e, magari, di
essere smentita. Nell’attesa: buon esercizio di scrittura da una "stagista" come te qui alla Recherche. :-)

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